L’Ong Amnesty International rilancia la campagna #IoLoChiedo: “Introdurre subito il principio del consenso nel codice penale”
In Italia il codice penale fa riferimento a una definizione di stupro basata esclusivamente sull’uso della violenza, della forza, della minaccia di uso della forza o della coercizione. Senza alcun riferimento al principio del consenso, come previsto dalla Convenzione di Istanbul sulla violenza sulle donne, ratificata dal nostro Paese nel 2013. È tempo dunque di “introdurre il principio del consenso nella nostra legislazione”, dice Amnesty International, che proprio in questi giorni ha rilanciato la campagna #IoLoChiedo affinché il consenso anche in Italia entri di diritto nel codice penale e sia chiaro che “il sesso senza consenso è uno stupro”.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, nel mondo una donna su tre nel corso della propria vita subisce violenze fisiche e/o sessuali, principalmente da parte di un partner intimo. In Italia del resto il report Donne vittime di violenza, pubblicato dal ministero dell’Interno lo scorso marzo, ha registrato a partire dal 2020 un incremento significativo che nel 2022 ha sfiorato i 6mila casi (+33%).
La violenza sessuale è dunque un fenomeno diffuso e sistemico, in Italia e nel mondo. Come sottolinea l’organizzazione per i diritti umani, “le vittime spesso non conoscono i propri diritti e si trovano di fronte a molteplici ostacoli nell’accesso alla giustizia e ai risarcimenti, compresi stereotipi di genere dannosi, idee sbagliate su violenza sessuale, accuse di colpevolezza, dubbi sulla propria credibilità, sostegno inadeguato e legislazione inefficace”.
In Italia, in particolare, persiste il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita, osserva Amnesty. Un pregiudizio che trova conferma nel codice penale italiano, dove all’articolo 609-bis prevede che il “reato di stupro” sia necessariamente collegato agli elementi della violenza, o della minaccia o dell’inganno, o dell’abuso di autorità.
Questo a dispetto del fatto che la Convenzione di Istanbul considera lo stupro un “rapporto sessuale senza consenso”. L’articolo 36 in particolare specifica che il consenso “deve essere dato volontariamente, quale libera manifestazione della volontà della persona, e deve essere valutato tenendo conto della situazione e del contesto”.
“La Convenzione di Istanbul ha posto in maniera chiara il tema della necessità di passare dalla repressione alla prevenzione dell’abuso. Nonostante l’Italia abbia ratificato la Convenzione oltre dieci anni fa, il nostro codice penale non è mai stato aggiornato secondo le direttive del documento”, spiega Tina Marinari, coordinatrice della campagna che ha come testimonial l’attrice Valentina Lodovini. “La nostra legge è ancora specchio di una cultura basata sulla discriminazione di genere, sullo sbilanciamento di potere nelle relazioni e sulla colpevolizzazione della persona offesa. La paura, la vergogna e la mancanza di fiducia nel sistema giudiziario non devono essere fattori di dissuasione, per donne e ragazze, dal denunciare le aggressioni e maltrattamenti subiti”.
Sul sito dell’organizzazione è attiva la raccolta firme per chiedere al ministero della Giustizia la revisione del codice penale affinché “qualsiasi atto sessuale non consensuale sia punibile”.
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