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Cucina

Shrinkflation: Che cos’è e la battaglia di Carrefour Francia

In Francia è in arrivo una legge anti-inflazione, e intanto il Carrefour si impegna per denunciare i prodotti soggetti a shrinkflation

Carrefour Francia ha deciso di adottare un metodo contro la shrinkflation che non sta per niente piacendo alle aziende e alle industrie: in pratica segnala con un vistoso bollino arancione quei prodotti in cui la confezione è diventata più piccola (oppure che il contenuto si è ridotto) e in cui il prezzo è aumentato.

Che cos’è la shrinkflation e quali marchi la fanno

Ma che cosa significa shrinkflation? Si tratta di una crasi tra shrink (ovvero restringimento) e inflation, cioè inflazione, e indica la manovra volta a mascherare un aumento di prezzo con una diminuzione di prodotto.

Foto | unsplash @viki-mohamad – 15giorni.it

“È un modo per nascondere l’inflazione e lo vediamo applicato principalmente al food & beverage o altri prodotti che hanno un turnover frequente” spiega al Philadelphia Enquirer Chris Motola, analista finanziario di MerchantMaverick.com, “Niente che non si sia già visto”.

A fronte dei costi crescenti dovuti all’inflazione, la risposta delle multinazionali è semplice: il prezzo unitario del bene (pacchetto, confezione, sacchetto…) resta lo stesso, ma la quantità di prodotto dentro diminuisce.

Noi acquirenti andremo a pagare di più ma non ce ne accorgiamo, poiché dovremmo guardare il prezzo al kg scritto in minuscolo sui cartellini del supermercato.

Un articolo del Wall Street Journal ha ricordato gli aumenti, i ritocchi e le famose covid fees ed extra in vario modo denominati che sono spuntati negli ultimi tempi.

Anche in Italia, da qualche mese, ci siamo abituati a vedere soprattutto nei piccoli esercizi: dei cartelli o degli avvisi sul menù che sottolineano, quasi giustificandosi, un piccolo aumento di prezzo – per esempio 10 cent sul caffè – “data la situazione”. Con la shrinkflation, però, siamo da tutt’altra parte: sia perché, appunto, non è il prezzo che lievita, almeno non quello “a corpo”; sia perché il sostanziale aumento del prezzo “al chilo” viene tutt’altro che esplicitato, anzi nascosto con un’opera di prestidigitazione.

Edgar Dworskyavvocato dei consumatori ed editor di ConsumerWorld.org ha spiegato a Quartz: “Ci sono tre opzioni base: alzare direttamente i prezzi, togliere un po’ di prodotto oppure produrre con ingredienti più economici“.

Gatorade, il marchio di bevande sportive di PepsiCo, ha recentemente sostituito la sua bottiglia da 32 once con una da 28 once, allo stesso prezzo: l’equivalente di un aumento del prezzo del 14%.

“Fondamentalmente abbiamo riprogettato la bottiglia, è più aerodinamica ed è più facile da prendere”, ha spiegato un rappresentante dell’azienda. “La riprogettazione genera un nuovo costo e le bottiglie sono un po’ più costose”, anche se gli esperti di packaging affermano che si tratta di spese irrisorie rispetto all’aumento effettivo.

Frito-Lay, sempre del gruppo Pepsi, ha confermato a Quartz che le sue confezioni di Doritos contengono meno chips a causa dell’inflazione: “L’inflazione colpisce tutti. … Abbiamo solo tolto qualche pezzo dal pacchetto in modo da poter offrire lo stesso prezzo”.

Il produttore degli Oreo, la Mondelez, ha aumentato i prezzi in media dal 6% al 7% negli USA il mese scorso, ma non è stato sufficiente per compensare i costi più elevati, ha affermato la società.

Quindi Mondelez ha introdotto nuove dimensioni e gusti che afferma essere più redditizi. I nuovi biscotti per il 110° compleanno di Oreo costano circa 10 centesimi in più rispetto ai normali Double Stuf Oreo in diversi negozi di alimentari, anche se il nuovo gusto è disponibile in un pacchetto leggermente più piccolo.

Carrefour Francia contro la shrinkflation e come difendersi dagli aumenti di prezzo nascosti

Dunque, come detto precedentemente, Carrefour Francia ha deciso di mettere in guardia i suoi clienti nei confronti di quelle aziende che attuano questa pratica, come? Mettendo in bella vista sui prodotti da shrinkflation un bollino arancione con su scritto “Questo prodotto ha visto il suo litraggio scendere e il prezzo praticato dal nostro fornitore aumentare”.

Foto | Pixaby @Igorovsyannykov – 15giorni.it

L’etichetta in questione è presente solamente nei punti vendita Carrefour in Francia per il momento ed è il sintomo di una battaglia in atto fra la GDO e le industrie scatenata dall’inflazione.

Alexandre Bompard, direttore generale di Carrefour, durante la trasmissione C dans l’air aveva preannunciato l’arrivo di questo bollino.

Durante il programma aveva spiegato che in tutti i loro negozi sui prodotti affetti da questa sgrammatura sarebbe stata apposta l’etichetta che avrebbe riportato questa dicitura: “Questo prodotto ha visto diminuire la sua quantità e aumentare il suo prezzo”

In tal modo possono garantire ai consumatori informazioni più attendibili in quanto il comportamento di determinati produttori è inaccettabile.

I clienti ringraziano, i produttori un po’ meno. Jean-Philippe Andrè, capo dell’Anja, l’Associazione Nazionale delle Industrie Alimentari, ha risposto in maniera alquanto seccata sostenendo che “su questi prodotti non esiste alcuna truffa. Dire che c’è una truffa è un’ipocrisia. I distributori hanno accettato questi prodotti come tali”.

Beh, non proprio: il governo aveva provato a parlare con le aziende per raggiungere un accordo, ma molte non avevano acconsentito a un incontro.

Al momento pare che siano 122 i prodotti di marchi famosi “bollinati” d’arancione e in tutto ciò il governo francese come deciderà di intervenire? Sembrerebbe che a ottobre dovrebbe varare un disegno di legge che dovrebbe obbligare le industrie a indicare un’eventuale sgrammatura.

Ma la shrinkflation funziona? Il ridimensionamento non è necessariamente facile, e deve valerne la pena. Jamie Stone, un esperto di packaging design presso PA Consulting, ha detto a Quartz che gli acquirenti sono diventati più consapevoli del danno degli imballaggi sprecati.

“Devi sbarazzarti dell’ossigeno o riprogettare la confezione. Ma la creazione di nuovi imballaggi richiede l’acquisto delle macchine per realizzarli. Quanti milioni servono per il capitale, il design, la filiera, per fare un pacchetto leggermente più piccolo? Se il prezzo delle materie prime viene invertito e tutto torna come prima, potresti aver sprecato i tuoi soldi”.

Però a noi interessa come poterci difendere dall’inflazione nascosta. Ebbene ci sono varie strade: la prima è familiarizzare con i pesi o con le quantità: “I consumatori devono diventare non solo price conscious – ovvero attenti al prezzo – ma anche net-weight conscious, attenti al peso netto”, dice sempre Dworsky.

Bisognerebbe perciò aver presenti, o ricordarsi, quanto pesano le confezioni degli alimenti che compriamo di più (non come me che ero convinto che la bottiglia di Coca fosse da mezzo litro), altrimenti si rischia di non accorgersi proprio di un eventuale cambio.

Poi c’è da conoscere e considerare i marchi alternativi, quelli che offrono lo stesso cibo o uno simile, per deviare verso di loro in caso di necessità. Ma c’è un’opzione ancora più radicale. E più giusta, considerando non solo il problema degli aumenti occulti di prezzo, ma tutta la filiera, dal punto di vista del peso economico e dell’impatto ambientale: smetterla una buona volta, per quanto possibile, di comprare cibo confezionato, e tornare allo sfuso

Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità

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