Dopo la multa milionaria dell’Antitrust per pubblicità ingannevole, la Procura di Milano ha iscritto nel registro degli indagati l’influencer. Lei fa sapere si essere “a disposizione dei pm per collaborare e chiarire ogni dettaglio”
Il “pandoro-gate” s’allarga. Dopo la multa milionaria dell’Antitrust per pubblicità ingannevole, per Chiara Ferragni, da settimane al centro della bufera mediatica, arriva l’iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata. Nel mirino della Procura di Milano, la campagna di beneficenza legata al dolce griffato Ferragni Pink Christmas. “Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso”, ha fatto sapere l’imprenditrice digitale in una nota. Con lei risulta indagata anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata dell’azienda dolciaria.
Secondo le toghe milanesi, la 36enne avrebbe lasciato intendere che l’acquisto del pandoro con lo zucchero a velo rosa avrebbe contribuito alla campagna a favore dell’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. I pm ipotizzano anche l’aggravante della minorata difesa, cioè una condizione di vulnerabilità dei consumatori, perché la presunta truffa è avvenuta in rete.
Dopo settimane di lavoro sul caso senza ipotesi di reato né indagati, ieri è arrivata la svolta. Determinante è stata l’informativa depositata lunedì in Procura dalla Guardia di finanza, incaricata di raccogliere le carte acquisite dall’Autorità garante della concorrenza oltre alle email tra il gruppo dolciario e l’imprenditrice.
Ferragni fa sapere di essere “a disposizione” dei magistrati “per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile”. Conferma di avere “piena fiducia nell’attività della magistratura”. L’influencer si dice invece “profondamente turbata per la strumentalizzazione che una parte dei media sta realizzando, anche diffondendo notizie oggettivamente non rispondenti al vero”.
Le due indagate saranno convocate nei prossimi giorni negli uffici della Procura di Milano per poter fornire le proprie versioni in merito alla vicenda. Ieri intanto le fiamme gialle si sono presentate nella sede della Balocco a Fossano, nel Cunense, per acquisire ulteriori documenti. L’aggravante della minorata difesa ha permesso la contestazione del reato di truffa anche in assenza di querele da parte dei consumatori.
La multa decisa lo scorso dicembre dall’Agcm per pratica commerciale scorretta è l’epilogo dell’istruttoria avviata dall’Antitrust sui pandori Balocco a edizione limitata griffati Ferragni venduti a 9 euro, quasi tre volte il prezzo normale. L’Autorità ha contestato alle società che gestiscono i marchi e i diritti relativi di Chiara Ferragni – Fenice e Tbs Crew – e all’azienda dolciaria di aver pubblicizzato il dolce lasciando intendere ai consumatori che, comprandolo, avrebbero sostenuto l’ospedale pediatrico.
Ferragni ha incassato un cachet da oltre 1 milione di euro a titolo di corrispettivo per la licenza dei marchi e per la realizzazione dei contenuti pubblicitari senza versare nulla all’ospedale torinese. In realtà Balocco aveva già fatto una donazione di 50mila euro nel maggio 2022, prima dell’inizio della campagna promozionale, senza devolvere il ricavato della vendita del pandoro. Risultato: oltre 1 milione di euro la sanzione imposta alle due società, 420mila euro per l’azienda dolciaria.
Non è escluso che altri prodotti sponsorizzati dall’influencer a scopo benefico possano mettere nei guai Ferragni. In testa le uova di Pasqua Dolci Preziosi, su cui la procura di Milano ha già aperto un fascicolo conoscitivo lo scorso 20 dicembre. Il sospetto è che la campagna di beneficenza messa in piedi per il dolce al cioccolato tra 2021 e 2022 abbai seguito lo stesso schema del pandoro. L’operazione avrebbe fruttato molto più di quanto poi in effetti devoluto, peraltro non da lei, per la causa pubblicizzata.
In questo caso beneficiaria della presunta raccolta fondi è stata l’associazione I Bambini delle Fate, che si occupa di progetti di inclusione per minori con autismo. L’influencer, come ha confermato il proprietario dell’azienda dolciaria Franco Cannillo – ha ricevuto un cachet di 1,2 milioni (500mila euro nel 2021 e 700mila circa nel 2022) per aver ceduto la propria immagine. La donazione all’associazione, fatta solo da Dolci Preziosi, sarebbe stata invece di appena 36mila euro in due anni.
Nel mirino degli inquirenti potrebbe finire anche la campagna di beneficenza a favore dell’organizzazione non profit Stomp Out Bullying, impegna nel contrasto al bullismo. Secondo indiscrezioni di stampa, i pm avrebbero puntato i riflettori sulla “bambola Ferragni” a edizione limitata realizzata insieme all’azienda di giocattoli Trudi nel 2018. Ma la Tbs Crew ha prontamente smentito precisando che “i ricavi derivanti dalle vendite” della bambola “sono stati donati all’associazione” nel luglio del 2019, dunque “totalmente in linea con quanto comunicato” su Instagram.
Intanto una dopo l’altra, le aziende che hanno stretto accordi commerciali con l’influencer prendono le distanze. Prima è stata la volta dell’azienda di occhiali Safilo, che ha interrotto l’accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione delle collezioni a marchio Chiara Ferragni a causa di non meglio precisate “violazioni di impegni contrattuali”.
Poi è stata la volta di Coca Cola, che ha deciso di fermare lo spot tv che sarebbe dovuto andare in onda a partire dalla fine di gennaio, poco prima dell’inizio del prossimo Festival di Sanremo. “Al momento non prevediamo di usare questi contenuti”, è il laconico comunicato della multinazionale, che evidentemente teme l’effetto boomerang.
Alla lista potrebbe presto aggiungersi anche Monalisa, il marchio che produce abbigliamento per bambini. L’azienda starebbe “facendo valutazioni” sul futuro, ha fatto sapere la direttrice creativa Barbara Bertocci a La Repubblica.
In fuga anche i follower. Dopo la bufera che l’ha travolta, la regina di Instagram ha perso quasi 200mila seguaci. Certo è poca cosa rispetto a una base di quasi 30 milioni di seguaci. Eppure è emblematico del danno reputazionale subìto dall’influencer e di come sia volatile il successo guadagnato sui social media.
A poco è servito, dunque, il video in cui la 36enne, con la voce rotta dal pianto, lo scorso dicembre ha chiesto “scusa” per “l’errore di comunicazione”. Né ha giovato la lunga assenza dai social interrotta solo lo scorso 3 gennaio con una story su Instagram “per ringraziare tutte quelle persone che in questi giorni” le sono state “vicino”. Le defezioni registrate finora hanno portato il numero dei follower a quota 26,5 milioni.
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