Le banane potrebbero affrontare l’estinzione a causa di un’epidemia di una malattia fungina, ma la scienza sta lavorando per preservarle
Potrà suonare incredibile, ma le banane stanno affrontando una minaccia di estinzione. Secondo gli esperti scientifici, la varietà di banana più diffusa, la Cavendish, che occupa gran parte degli scaffali dei supermercati e rappresenta la metà del consumo umano, rischia l’estinzione a causa di un’epidemia fungina. Ancora più preoccupante, come afferma Dan Koeppel, autore di “Banana: il destino del frutto che ha cambiato il mondo”, è il fatto che nessuno risulta essere attualmente vicino a risolvere il problema. La Fusarium wilt, nota anche come Panama disease tropical race 4, è essenzialmente una malattia fungina che si sviluppa dalle radici dell’albero, diffondendosi poi nel corpo della pianta e privandola progressivamente di cibo e acqua fino alla sua morte inevitabile.
La Queensland University of Technology sta indagando sulla situazione attraverso il suo programma di biotecnologia delle banane. La prospettiva sembra piuttosto inquietante. Dovremo, quindi, fare i conti con la possibilità di perdere questo frutto amato e diffuso, originario dei paesi con clima tropicale nel Sud-Est Asiatico come Malesia, Indonesia e Filippine. Le banane, con un peso tipico di 90-200 g (circa il 20% attribuibile alla buccia), contengono circa il 75% di acqua, il 23% di carboidrati, l’1% di proteine, lo 0,3% di grassi e il 2,6% di fibra alimentare. Grazie alla presenza significativa di sali minerali come calcio, fosforo, ferro e potassio, oltre ai carboidrati, le banane sono conosciute per le loro proprietà nutrienti, ri-mineralizzanti e stimolanti per la pelle. In breve, un frutto che spesso fa parte delle nostre diete.
La varietà conosciuta come banane Cavendish, che rappresenta approssimativamente il 47% delle banane consumate dagli esseri umani, è attualmente minacciata da una malattia nota come malattia di Panama, causata da un’infezione fungina. Questa preoccupante notizia è emersa proprio nei giorni recenti.
L’infezione ha origine nelle radici, diffondendosi poi nell’intero albero di banano, compromettendo la sua capacità di effettuare la fotosintesi e altri processi vitali, portando infine alla morte della pianta. Questo ceppo maligno è stato identificato per la prima volta nel 1997 in Australia, colpendo le banane Cavendish, e nel corso degli anni si è diffuso globalmente.
L’espansione ha coinvolto importanti regioni produttrici come India e Cina, i maggiori produttori mondiali di banane, estendendosi anche a Medio Oriente e Africa. Nonostante la situazione preoccupante per le banane Cavendish, gli scienziati stanno sviluppando una versione resistente alla malattia di Panama, con risultati promettenti. Questo, unito alla diffusione graduale della malattia, porta molti scienziati a dubitare di un’estinzione completa delle banane Cavendish, anche se il mercato delle esportazioni potrebbe subire gravi compromissioni entro un decennio, secondo le stime attuali.
È curioso notare che, nonostante la situazione preoccupante, ci sia un tocco di ironia nell’intera vicenda. La varietà Cavendish è stata selezionata proprio per la sua resistenza alle malattie, diventando la scelta principale per la coltivazione su larga scala. Questo richiamo alla storia è evidente se consideriamo che, agli inizi del XX secolo, un’altra varietà di banane, la Gros Michel, fu praticamente eradicata da un’altra malattia fungina. La Cavendish venne poi scelta come sostituta grazie alla sua immunità al morbo, creando così un curioso gioco di ruoli nella storia delle banane.
Secondo gli esperti, la prospettiva di salvare le banane dall’estinzione è ancora possibile. James Dale, professore e capo del programma di biotecnologia delle banane presso la Queensland University of Technology, afferma che “abbiamo almeno un decennio prima che l’impatto sia drastico“. Esprime fiducia nella ricerca di soluzioni, dichiarando con sicurezza che si troverà una risposta prima che il mercato di esportazione delle banane Cavendish subisca gravi conseguenze. Tra le opzioni più promettenti ci sono la modifica genetica e l’esposizione delle piante alla malattia per stimolare lo sviluppo di una resistenza naturale. Alcuni scienziati suggeriscono anche una diversificazione della produzione di banane per evitare passaggi di testimone come quello dalla Gros Michel alla Cavendish.
Da ormai cinquant’anni, la banana ha guadagnato un ruolo di rilievo sulle tavole di tutto il mondo. Non a caso, la banana si posiziona come il frutto più consumato globalmente, grazie al suo sapore distintivo e alle sue proprietà nutrizionali.
Dal punto di vista nutrizionale, la banana è classificata nel settimo gruppo fondamentale di alimenti, ossia ortaggi e frutti ricchi di vitamina C. Composta principalmente da acqua (75%), mostra somiglianze con altri frutti polposi, anche se alcuni autoctoni come mela, pera, prugna, pesca, albicocca, ciliegia, fragola, anguria e melone sembrano contenerne di più. La banana fornisce considerevoli proprietà energetiche e, in regimi dietetici ipocalorici, è consigliato un consumo moderato (porzione da 100 g).
Prevalentemente costituita da carboidrati solubili (fruttosio, glucosio, saccarosio) che rappresentano il 23% del peso totale, la banana contiene anche il 2,6% di fibra, mentre proteine e grassi sono presenti in quantità minore, rispettivamente all’1% e allo 0,3%. Va notato che questi valori nutrizionali possono variare a seconda delle categorie, dello stadio di maturazione e delle tecniche di coltivazione.
In termini vitaminici, la banana offre una varietà di pro-vitamina A, alcune del gruppo B (soprattutto B1, B2 e PP) e vitamina C (acido ascorbico); la vitamina E è presente solo in tracce. Pur attribuendole proprietà rimineralizzanti, quest’affermazione è da considerarsi eccessiva. Tra gli oligoelementi, il potassio è il minerale più significativo, e anche se la banana è spesso considerata una “miniera” di questo nutriente, tale reputazione è particolarmente vantaggiosa per chi suda molto, come gli sportivi, e per gli ipertesi, in quanto il potassio ha proprietà ipotensive. Altri oligoelementi presenti includono calcio, fosforo, rame e ferro, ma il ferro contenuto nella banana ha una biodisponibilità limitata e non è particolarmente utile in caso di anemia.
Due sono i tratti distintivi delle banane conosciuti al grande pubblico: l’elevato contenuto di potassio e l’elevato tenore di zuccheri semplici.
Per quanto riguarda il primo aspetto, nonostante la presenza considerevole di questo minerale, va notato che esistono numerosi altri alimenti con un contenuto di potassio superiore (tra cui albicocche, piselli, prugne secche, patate, rucola e altri).
Per quanto concerne l’abbondanza di zuccheri semplici, è importante moderarne il consumo, soprattutto in caso di diabete.
Il potassio presente nelle banane favorisce l’efficienza del sistema cardiovascolare e può contribuire a reintegrare le perdite idrosaline, prevenendo così la comparsa di crampi.
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