Gli artisti più celebri che hanno cantato di politica e il significato dei loro testi

Artisti e politica, un legame storico. Negli anni moltissimi cantati si sono schierati con la loro musica e hanno inserito nei loro testi riferimenti espliciti. Scopriamo insieme gli spunti più interessanti.

Se sei un cantante, canta, non fare politica. Ultimamente questa posizione si vede sempre più spesso quando un artista decide di schierarsi apertamente, che sia con dichiarazioni o con i testi delle sue canzoni. Politica e musica e, più in generale, politica e arte sono, però, da sempre legate. Questo non significa, sia chiaro, che chi fa arte debba per forza schierarsi politicamente. Di certo, però, l’arte è uno strumento importante per mandare messaggi. Così, sono numerosi i cantanti che, con le loro canzoni, hanno scelto di mandarne. Vediamo insieme qualche esempio e qualche testo che è andato in questa direzione.

Artisti e politica: quando la musica si schiera

Come detto, la storia della musica, anche italiana, è piena di canzoni che mandano messaggi politici. Lo fanno, magari, in maniera diretta, ma anche in maniera velata, con una certa ironia.

Francesco Guccini
Immagine | Ansa @Claudio Peri/Drn – 15giorni.it
  • Destra sinistra, Giorgio Gaber: uscita nel 1994, è una canzone che si concentra sulle differenze tra l’ideologia politica di destra e quella di sinistra, ma lo fa in maniera satirica, attraverso esempi fatti di luoghi comuni. “Ideologia, malgrado tutto credo ancora che ci sia”, canta Gaber, ma aggiunge “al momento dove è andata non si sa”, come a dire, sotto la cenere qualcosa brucia ancora, ma al momento si sono persi gli ideali. A questo punto è meglio prenderla sul ridere, altrimenti ci sarebbe da piangere…
  • Viva l’Italia, Francesco De Gregori: fare politica è anche fare memoria. Con Viva l’Italia De Gregori ripercorre la storia recente del nostro Paese, portando a galla gli aspetti più tragici e complessi. “Viva l’Italia del 12 dicembre”, canta De Gregori facendo riferimento alla strage di Piazza Fontana. “L’Italia assassinata dai giornali e dal cemento”, criticando l’informazione malata e il consumo di suolo.
  • Ma il cielo è sembre più blu, Rino Gaetano: la canzone forse più famosa di Rino Gaetano è soprattutto una critica sociale. Un viaggio fatto di dicotomie. Da una parte la povertà, a volte addirittura estrema, di “chi suda il salario” e “sogna i milioni”, dall’altro il totale disinteresse di chi quei milioni ce li ha, ma li tiene esclusivamente per sé. Il ritratto di una società che sta lentamente crollando su sé stessa, senza nemmeno rendersene conto.
  • Blowin’ in the wind, Bob Dylan: una canzone divenuta simbolo di una generazione. Blowin’ in the wind è, infatti, stata eletta manifesto dei giovani statunitensi, disillusi dalla politica americana e dalle sue conseguenze. “Quante strade deve percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo?”, è la sua frase simbolo. Interrogativi e pensieri di chi ancora cerca la sua strada.
  • La Locomotiva, Francesco Guccini: un’altra canzone politica per eccellenza. Racconta una storia vera, quella dell’anarchico Pietro Rigosi. “E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo, pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto”, una frase che fotografa a pieno lo stato d’animo di chi si deve arrabattare per stare a galla.
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