Il ghiaccio nel vino ci va oppure no? È corretto cercare di abbassare (in modo così drastico) la temperatura del nostro drink? Vediamolo insieme
Attualmente negli Stati Uniti 4 consumatori su 10 mettono il ghiaccio nel vino e potrebbe sembrare un insulto ma anche in Italia, uno dei Paesi storicamente più vocati all’enologia, pare stia cadendo il tabù.
E pensare che in Francia alcune cantine abbiano addirittura iniziato a produrre vini già pensati per essere serviti on the rocks. Dunque al giorno d’oggi non sembra più un’eresia, ma bere un calice, che sia bianco o rosso poco importa, con dei cubetti di ghiaccio all’interno a rigor di logica è una pratica alla quale meglio non fare così tanto affidamento.
Scopriamo perché mettere il ghiaccio nel vino è una pratica sconsigliata e sconsigliabile.
Sono diverse le ragioni per cui mettere il ghiaccio nel vino è un errore da evitare. D’accordo la freschezza, mantenere bassa la temperatura del nostro calice, ma il vino bianco o rosso è sempre consigliabile servirlo alla temperatura indicata in etichetta.
Infatti ogni tipologia di vino ha una propria temperatura di servizio, in grado di garantire una corretta degustazione del drink. In linea generale i bianchi andrebbero conservati e poi serviti tra gli 8 e i 12 gradi, così come i rosati (10° – 12°), mentre i rossi la temperatura aumenta tra i 14° e i 18° – e fino ai 20° -.
Queste sono indicazioni che permettono di assaporare al meglio i vini, notando la complessità aromatica tipica di un determinato prodotto. Il ghiaccio insomma ne abbatterebbe la temperatura, alterando e non poco la percezione del sapore.
Altra ragione per cui sarebbe preferibile non usare il ghiaccio è che questo, sciogliendosi, si diluirebbe nel vino, di fatto annacquandolo e pregiudicando tutte le caratteristiche aromatiche e di intensità di un vino ora chimicamente alterato. Un po’ come avviene per i cocktail quando ci mettiamo troppo a berli.
La moda di cocketizzare il vino ha preso piede soprattutto in alcune città della Costa Azzurra, dove si pratica questa tendenza ad aggiungere del ghiaccio al vino soprattutto se si tratta di un rosé della Provenza: a Saint Tropez è già moda e tendenza tra personaggi famosi di tutto il mondo.
Sarebbe interessante comprendere se la tendenza va di pari passo con i turisti americani che fanno richiesta ai locali, oppure sia frutto di un cambio di prospettiva dei winelovers. O ancora un’opera di marketing volta a conquistare una fascia di consumatori prevalentemente più giovane affascinata dai cocktail anziché dal vino.
Fatto sta che se prima il ghiaccio nel vino era considerato un tabù, oggi si accetta e si propone anche alle comande. Ma invece che fare aperitivo con un calice di ghiaccio e vino, perché non pensare a un drink a base di vino?
L’utilizzo del vino nell’ambito della mixology è ben lontano dall’essere una semplice tendenza passeggera: lo provano numerosi esempi di cocktail creati anni fa e che ancora oggi sono tra i più richiesti e qui, soprattutto spumante o bianco, rivestono un ruolo centrale.
Non possiamo che citare lo Spritz, nato dal connubio tra Prosecco, Aperol, Soda e tanto ghiaccio che ci salva dall’arsura estiva, oppure il Bellini con Prosecco, purè di pesca e tanto ghiaccio. Infine c’è il Reciojito, con Recioto e Mojito: un incontro tra il vino dolce della Valpolicella e il rum bianco per un cocktail dall’anima dolce e deliziosa.
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