Un’infermiera 52enne è stata uccisa a Roma. Fermato con l’accusa di omicidio volontario un uomo con cui in passato avrebbe avuto una relazione. Nei primi otto mesi dell’anno, una donna uccisa ogni tre giorni
Ancora un caso di femminicidio. Ancora una donna uccisa da un ex partner. Rossella Nappini, infermiera di 52anni, è stata uccisa ieri con almeno venti coltellate nell’androne del palazzo nel quartiere Trionfale, a nord ovest di Roma, dove viveva con le sue due figlie e la madre anziana di circa 80 anni.
Nella notte è stato fermato un 45enne di nazionalità marocchina che in passato avrebbe avuto una relazione con la donna. La morte della 52enne aggiorna la macabra contabilità dei femminicidi in Italia portando il numero totale a 78.
L’uomo era stato ascoltato ieri in questura, in coordinamento con la Procura, insieme a decine di persone tra familiari, amici e colleghi di lavoro. Sentito con particolare attenzione anche l’ex compagno e padre delle figlie dal quale si era separata nel 2021.
Nell’appartamento del 45enne non è stata ritrovata l’arma con cui è stata uccisa Rossella Nappini. Gli agenti della Squadra mobile lo hanno trasferito nel carcere di Regina Coeli. Nei suoi confronti è stato applicato il provvedimento di fermo di indiziato con l’accusa di omicidio volontario.
Il marocchino nei prossimi giorni comparirà in aula davanti al Gip per la convalida del fermo. Le indagini tuttavia non sono ancora concluse e restano ancora dei punti da chiarire nella vicenda.
Tra le ipotesi al vaglio dei inquirenti, c’è un ultimo incontro chiesto alla vittima rivelatosi una trappola. Oppure l’aggressore potrebbe aver atteso che la donna rientrasse a casa. Sono i dubbi che si scioglieranno soltanto nelle prossime ore.
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, di recente inoltre la donna sarebbe stata vittima di episodi stalking che non aveva denunciato.
I primi a dare l’allarme sono stati i suoi vicini e alcuni ragazzi quando hanno visto il suo corpo riverso in terra con diverse ferite all’addome, procurate da un’arma da taglio. Ma in tanti sostengono di aver sentito anche delle urla nei minuti precedenti. Alcuni testimoni avrebbero fatto riferimento a continue liti avute dalla donna con un compagno di origine magrebina.
Ironia della sorte Rossella, che di recente si era trasferita nella casa dell’anziana madre per accudirla, era molto sensibile al tema della violenza di genere. In occasione del suo compleanno, nel 2018, sul suo profilo Facebook Rossella aveva chiesto di organizzare una raccolta fondi a favore della “Casa delle donne per non subire violenza”. La 52enne, che lavorava presso il San Filippo Neri, era molto attiva anche nel campo sindacale e più volte anni si era spesa in difesa dell’ospedale, quando era a rischio chiusura, e contro le privatizzazioni della sanità.
La sua morte porta il bilancio dei femminicidi a 78 dall’inizio dell’anno, uno ogni tre giorni. Secondo l’ultimo report del Servizio analisi criminale della polizia, tra il primo gennaio e il 4 settembre, gli omicidi volontari in Italia sono aumentati del 5%, passando da 215 a 225, mentre il numero delle vittime femminili è il lieve diminuzione, da 81 a 77 (-5%).
Per quel che riguarda i delitti commessi in ambito familiare e affettivo si registra un aumento nell’andamento generale dei casi, che passano da 96 a 98 (+2%), mentre fa registrare un calo il numero delle vittime di genere femminile, che da 71 scendono a 61 (-14%).
In flessione, rispetto allo stesso periodo del 2022, anche il numero degli omicidi commessi dal partner o dall’ex partner, che da 46 diventano 42 (-9%), e quello delle relative vittime donne, le quali da 43 passano a 38 (-12%).
“Una strage continua e intollerabile che deve avere fine”, scrive in una nota la Cgil di Roma e del Lazio. “Non ci stanchiamo di ripeterlo: non c’è nulla di episodico. La violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale della nostra società. Servono maggiori interventi normativi a supporto delle donne per metterle in condizione di uscire in sicurezza da relazioni e contesti violenti ma serve anche una svolta culturale per superare la cultura patriarcale e misogina, partendo dall’educazione alle differenze, all’affettività e alle relazioni basate sul rispetto, l’ascolto reciproco e la non violenza. Un impegno che deve coinvolgere il mondo dell’istruzione ma anche i media, le istituzioni e le forze sociali per promuovere la cultura di genere”.
Un primo passo in questo senso lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dopo i casi di violenza sulle donne di Palermo e Caivano. Con il nuovo anno scolastico prenderanno il via le lezioni di educazione alla sessualità nelle scuole superiore per insegnare la parità di genere e il rispetto delle donne.
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