Effetto Covid sui test Invalsi: il 50% degli studenti non capisce cosa legge

Secondo i test Invalsi 2023, uno giovane su due al termine delle scuole superiori non conosce la matematica. Persiste il divario Nord-Sud. Migliorano le competenze in inglese

 

Uno studente su due arriva alla maturità con un livello di preparazione insufficiente in italiano e in matematica. Gli effetti del Covid, con l’interruzione prolungata delle lezioni in presenza, si fanno ancora sentire. A certificarlo i risultati dei nuovi test Invalsi.

Metà degli studenti che terminano le scuole superiori non è in grado di comprendere quello che legge. Solo il 51% (un punto in meno rispetto al 2022) raggiunge almeno il livello base, con la forbice tra Nord e Sud che raggiunge quota 23 punti percentuali. Anche in matematica è appena il 50% degli studenti a raggiungere almeno il livello base (dato invariato rispetto allo scorso anno). Qui la spaccatura dello stivale è ancora più marcata e supera i 30 punti, malgrado il leggero progresso al Sud e nelle Isole.

Unica nota positiva, le competenze in inglese, che risultano in miglioramento. Il 54% degli studenti raggiunge il livello B2 (intermedio) nella prova di lettura (+2% rispetto al 2022) e il 41% in quella di ascolto (+3% sul 2022 e + 6% dal 2019).

 

La spaccatura Nord-Sud

I divari territoriali rimangono molto ampi. Al Sud, tre giovani su cinque sono insufficienti in italiano, due su tre in matematica. Risultati molto distanti da quelli pre-pandemici. Rispetto al 2019 c’è stato un calo di 13 punti in italiano (era il 64%), e di 11 punti in matematica (dal 61 al 50%). Un quadro che in alcune regioni del Mezzogiorno è particolarmente preoccupante, come Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Al Nord le cose vanno leggermente meglio: il 62% degli studenti ha almeno la sufficienza in italiano e in matematica, con punte del 66% per la sola matematica nel Nord-Est.

Ragazzo studia a scuola dopo la chiusura dovuta al Covid
Foto Pexels /Jeswin Thomas

Effetto Covid sulla scuola

È giusto dire che assistiamo a un effetto ‘long Covid’. Si fatica a tornare ai livelli pre Covid. Gli apprendimenti sono un continuum, se si inseriscono discontinuità questo finisce per avere un peso”, ha commentato non a caso il presidente di Invalsi Roberto Ricci a proposito della chiusura delle scuole durante il lockdown che ha costretto gli studenti all’apprendimento a distanza per quasi due anni.

“Abbiamo il dovere morale di ricomporre in unità il sistema scolastico del nostro Paese per dare a tutte le stesse possibilità di successo formativo e quindi lavorativo. Già nella scuola primaria si viene a individuare quella spaccatura che penalizza tanti ragazzi italiani e questo è moralmente inaccettabile perché la scuola primaria influenza i risultati successivi”, ha detto invece il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara in riferimento al persistente divario tra Nord e Sud del Paese.

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