Dal Mediterraneo al Polo Nord, il mare è sempre più inquinato a causa dell’uomo. Sono i primi dati che emergono dal progetto “Sea Care” di Istituto Superiore di Sanità (Iss) e Marina Militare, presentati durante il convegno “Mare e Salute” organizzato proprio nella sede dell’Iss.
Secondo lo studio “Sea Care”, le microplastiche sarebbero ormai ovunque negli oceani e capaci di trasportare microrganismi patogeni. Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), vale a dire composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi, sono stati rinvenuti fino al Polo Nord. E batteri e virus nocivi sono presenti in quantità sempre maggiori a causa del cambiamento climatico. Con sorpresa, i ricercatori hanno riscontrato in alcuni campioni in mare aperto, in siti diversi, la presenza del SARS-COV-2, un segno – dicono – sia della pervasività raggiunta dal virus che, probabilmente, di scarichi di acque reflue inefficienti in alcune aree del pianeta.
Microplastiche, batteri e sostanze chimiche: il mare è sempre più malato
Il progetto Sea Care punta a tracciare una mappa globale della salute dei mari e degli oceani attraverso il prelievo di campioni di acque da parte dei ricercatori Iss lungo le rotte della nave scuola Amerigo Vespucci e di altre unità navali della Marina Militare, come la nave Francesco Morosini, al momento in navigazione nell’Indo-Pacifico.
Le prime analisi del progetto “Sea Care” hanno documentato un peggioramento della salute delle acque come conseguenza dell’attività umana e dei cambiamenti climatici. I batteri appartenenti al genere Vibrio, per esempio, si stanno moltiplicando nei luoghi in cui erano già presenti e stanno colonizzando aree finora indenni. Confermata anche la pervasività delle microplastiche, presenti in maggiori quantità nei mari chiusi come il Mediterraneo.
Il progetto ha inoltre scoperto che le microplastiche possono a loro volta “trasportare” microrganismi potenzialmente pericolosi per l’uomo, favorendone la loro diffusione in aree diverse da quelle di origine. Anche le sostanze chimiche come i Pfas sono sempre più diffuse nei mari, tanto che sono state trovate tracce di queste sostanze nella gran parte delle acque nazionali e internazionali, anche in campioni raccolti al Polo Nord. Le concentrazioni, al momento, non sono preoccupanti per la salute dell’uomo – spiegano i ricercatori – anche se il fenomeno conferma la diffusione planetaria di questi inquinanti.
Iss: “Impronta dell’uomo evidente ovunque”
“L’impronta dell’attività umana è evidente in tutte le latitudini, come hanno dimostrato i primi viaggi compiuti in quattro oceani e dieci mari del pianeta“, ha dichiarato il direttore generale dell’Iss Andrea Piccioli. “Lo è al punto che vi abbiamo ritrovato sostanze chimiche persistenti usate negli ultimi cinquant’anni fino alle tracce del recente virus Sars-Cov2, che è stato per noi un risultato inatteso“, ha concluso.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci non è intervenuto personalmente all’evento ma ha inviato il proprio messaggio con il quale ha sottolineato l’imprescindibilità del binomio tutela della salute umana e protezione dell’ambiente: “Tutela della salute e salvaguardia dell’ambiente rappresentano un binomio indivisibile“. È importante “focalizzare l’attenzione sul profondo legame che intercorre tra il mare e la salute umana e sulla necessità, sempre più urgente, di prenderci cura degli ecosistemi marini“, ha dichiarato Schillaci.