Il curling è una delle discipline più particolari che si possano vedere ai Giochi Olimpici Invernali. Uno sport antico che va giocato con pietre e scope, in un mix perfetto tra potenza e precisione. Conosciamolo meglio, andando alla scoperta delle sue radici
Uno degli sport di squadra per eccellenza. Una di quelle discipline in cui l’unione fa la forza e l’azione di ogni membro del team può essere decisiva per il conseguimento del risultato finale.
Stiamo parlando del curling, uno degli sport olimpici più particolari e in grado di regalare sfide all’ultimo colpo o, forse, sarebbe meglio dire all’ultima stone.
All’apparenza può apparire una disciplina semplice, ma basta prendere in mano una pietra o una scopa e salire su un campo ghiacciato per capire subito come il curling non sia affatto uno sport banale.
Conosciamolo meglio, scoprendo quali sono le sue origini e le regole principali da rispettare, quando in gara.
Il curling è uno sport giocato sul ghiaccio, dove gli atleti sono chiamati a lanciare e far scivolare sulla pista delle pesanti pietre di granito levigate, chiamate in gergo tecnico “stone” (pietra in inglese, ndr).
Esse sono dotate di una particolare impugnatura, la quale permette una presa più facile e naturale al tiratore.
L’obiettivo principale del gioco è quello di avvicinare il più possibile la stone lanciata alla “casa”, un’area designata e contraddistinta per la presenza di alcuni cerchi di colore blu e rosso.
Più stone una squadra riesce ad avvicinare al centro della casa alla fine di ogni turno, maggiore sarà il punteggio accumulato.
Fondamentale per il tiratore è quindi avere una grande precisione, saper dosare nel migliore dei modi la forza da imprimere alla stone e riuscire a dare la giusta traiettoria alla pietra per permetterle di avvicinarsi alla casa, evitando anche eventuali ostacoli presenti sul cammino (per esempio, altre stone già lanciate e ferme sul terreno di gioco, ndr).
Molto importante è anche l’azione degli altri membri della squadra, i quali hanno il compito di utilizzare delle apposite scope (le broom, ndr) per abradere la superficie del ghiaccio e influenzare così la traiettoria della stone, in base alle diverse necessità.
Gli atleti, impegnati in questa azione, camminano davanti alla pietra appena lanciata, “pulendole” di fatto la strada verso la casa.
Un gesto dall’origine antica, tanto che la nascita del curling si perde in secoli lontani.
Come riferimento, viene spesso presa la data del 1511, anno in cui in Scozia venne trovata un’incisione diventata, poi, celebre come la Stirling Stone.
Nello stesso periodo, campi e giocatori di curling apparvero anche in alcuni quadri dipinti dai pittori fiamminghi Peter Bruegel e Jacob Grimmer, dando così la certezza che tale sport si praticasse già in quegli anni.
Le sue origini potrebbero essere però ben più antiche, sebbene non ci siano testimonianze certe a riguardo, ma solo ipotesi.
Per questo, il 1500 può essere considerato un po’ come il secolo che ha segnato la nascita di questa disciplina.
La terra d’origine, quindi, la già citata Scozia, dove è stato anche ritrovato uno scritto risalente al febbraio del 1541 e proveniente dai registri dell’Abbazia di Paisley, nel Renfrewshire.
Si tratta di un documento considerato il primo riferimento scritto relativo a una gara contraddistinta dalla presenza di pietre sul ghiaccio.
Un’attività che, inizialmente, era nota come “il gioco tuonante”, visto il rumore che le stone producevano mentre scivolavano sul pebble (il terreno ghiacciato su cui scorrono le pietre, dove vengono applicate anche delle gocce d’acqua sulla superficie, ndr).
Le prime stone altro non erano se non dei sassi di fiume dal fondo piatto, ma poteva capitare anche di dover lanciare delle pietre dentellate o dalla forma irregolare.
Ciò rendeva decisamente più difficile il loro controllo da parte dei tiratori, i quali basavano quindi i propri lanci più sulla fortuna che sulla strategia. L’esatto contrario di quello che accade oggi, quando a contare più di tutto sono proprio due aspetti come strategia e tecnica.
Nel 1775 si arrivò, invece, a un’evoluzione del gioco, con la diffusione delle prime pietre circolari con una impugnatura di metallo.
Con la nascita del Royal Caledonian Club, nel 1838 vennero, poi, stabilite delle dimensioni e una forma standard per le stone in granito.
A qualche anno prima, ovvero al 1716, risale, invece, la fondazione del primo curling club: il Curling di Kilstyth (attivo ancora oggi, ndr).
Fu fondato nello Stirlingshire, in Scozia, e precedette di qualche anno un’altra evoluzione del gioco.
Dal 1775 si cominciò, infatti, a definire le prime regole da rispettare in partita, mentre nel 1838 venne redatto il primo regolamento ufficiale dal Caledonia Curling Club.
In Italia, invece, il curling è stato riconosciuto come attività sportiva soltanto nel 1953, quando ad attribuirgli questo onore è stata la Federazione Italiana Sport del Ghiaccio (la FISG, ndr).
L’annessione del curling italiano alla World Curling Federation (la WCF è la Federazione Internazionale di curling, con sede a Perth, in Scozia, ndr) è avvenuto, poi, nel 1973, con la stessa federazione che nel 1922 entrò a far parte dei Giochi Olimpici, facendo la prima apparizione come competizione olimpica ufficiale in Giappone, in occasione delle Olimpiadi tenute a Nagano nel 1998 (prima il curling aveva partecipato ai Giochi Invernali di Chamonix del 1924, ndr).
Oggi la Federazione Internazionale organizza a cadenza regolare i campionati Assoluti, Europei e Mondiali, con la prima apparizione del curling italiano ai Giochi Olimpici avvenuta alle Olimpiadi Invernali di Torino 2006.
Il Paese del Mondo in cui attualmente il curling è più diffuso è sicuramente il Canada, in particolar modo nell’area ovest dello Stato.
È qui che diversi emigrati scozzesi hanno importato questo sport, con il Royal Montreal Curling Club che resta ancora oggi il più antico club di curling ancora attivo in Nord America (fu fondato nel 1807, ndr).
Al 1830 risale, invece, la fondazione del primo club negli Stati Uniti d’America, sempre per mano di emigrati scozzesi, mentre in Svizzera e Svezia il curling si è diffuso a partire dalla fine del XIX secolo.
Questa disciplina è, poi, diventata famosa anche in Paesi lontani come il Giappone, la Cina, la Corea, l’Australia e la Nuova Zelanda, oltre che in tutta Europa, dove è praticato ovunque.
La Scotch Cup è considerata il primo Campionato Mondiale di curling maschile e si tenne a Falkirk ed Edimburgo, in Scozia, nel 1959. A vincere fu la squadra canadese di Regina.
Parlando di regole, le stone utilizzate oggigiorno pesano circa 20 kg l’una e l’effetto che viene impresso su di esse si chiama curl, che significa “roteare” in lingua inglese.
Ciascuna squadra ha a disposizione otto lanci nel corso di ogni end, il termine con il quale si definisce un singolo intervallo di gioco, con la stone che può anche urtare e spostare una pietra lanciata dalla squadra avversaria e già presente sul terreno di gioco (si tratta della cosiddetta “sbocciata”, ndr).
Questo tiro di potenza viene definito take out, mentre il tiro di precisione si indica con la parola draw.
Due modalità di tiro fondamentali per fare punti, con il punteggio che viene calcolato in base al numero di stone più vicine al centro della house.
Per stabilirlo, vengono contate tutte le stone della stessa squadra più vicine al centro prima che se ne incontri una della squadra avversaria.
A ogni team sono concessi 73 minuti di gioco per 10 end, al termine dei quali, se la partita è in un punteggio di parità, si giocano degli extra end, necessari a stabilire il vincitore.
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