Dai tre frutti naturali a quelli creati grazie a degli accoppiamenti. Dalle proprietà al loro legame con Alessandro Magno. Andiamo alla scoperta di alcune curiosità legate al mondo degli agrumi, un elemento naturale tra i più preziosi sulla Terra
È l’oro del Sud Italia. Uno dei prodotti d’eccellenza del made in Italy tra i più apprezzati in tutto il Mondo.
Stiamo parlando degli agrumi, frutti dai sapori e dai colori inconfondibili, oltre che dai molteplici usi e legati a storie e tradizioni millenarie.
Conosciamoli meglio, andando alla scoperta di qualche curiosità davvero particolare e interessante.
Quale stagione se non l’inverno per parlare di alcuni dei frutti più tipici di questo periodo dell’anno in Italia?
Gli agrumi permettono di fare scorte di energia nella stagione più fredda, grazie a una serie di proprietà utilissime per garantire il benessere dell’organismo umano.
Con i loro sapori, colori e profumi inconfondibili, questi frutti risultano perfetti per essere utilizzati in vari modi, senza mai perdere la loro identità.
Gli agrumi appartengono al genere Citrus della sottofamiglia Aurantioideae, la quale a sua volta deriva dalla famiglia delle Rutaceae, termine con cui si identificano tanto le piante coltivate quanto i frutti delle varietà naturali e dei numerosi ibridi.
Curiosità vuole che i primi agrumi commestibili siano cresciuti sulle lontane pendici dell’Himalaya.
È infatti in Cina che quattromila anni fa venivano già coltivati questi frutti, i quali erano anche tra i più apprezzati in India.
Si narra che a portarli in Europa fu poi Alessandro Magno, il quale introdusse arance e limoni nei Paesi del Mediterraneo, dove si cominciò poi a coltivare proprio questi agrumi, oggi a noi molti noti.
Secondo varie testimonianze, i limoni furono i primi ad apparire sui mercati italiani già nell’XI secolo, seguiti poi nei secoli successivi dalle arance portoghesi, dai lime e dai pompelmi.
I primi mandarini arrivarono invece nel 1805, direttamente dalla Cina.
Benché spesso ci limitiamo a nominare le varietà più note, oggigiorno nel Mondo esistono circa 1.600 specie diverse di agrumi, tutti con le proprie caratteristiche, dalle più comuni alle più diverse.
Il più piccolo è il Kumquat, il più grande il pomelo.
I quattro macrogruppi nei quali tendiamo a raccogliere tutti gli agrumi sono invece: le arance, i limoni, i pompelmi e i mandarini.
In Italia, le regioni dello Stivale in cui si coltivano le maggiori quantità di agrumi ogni anno sono quelle del Meridione, in particolare la Sicilia, seguita poi dalla Calabria, dalla Campania, dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla Sardegna.
È ormai assodato come gli agrumi siano tra gli alimenti più ricchi di vitamine di tipo C e P, oltre che di sali minerali fondamentali quali il calcio, il fosforo e il magnesio.
Per questo, tali frutti dovrebbero sempre essere integrati all’interno di una dieta equilibrata, risultando particolarmente utili nel prevenire l’insorgenza di malattie legate proprio a una carenza vitaminica, come lo scorbuto, per esempio.
Gli agrumi sono perfetti per essere consumati crudi, come si trovano in natura, oppure come ingredienti principali di marmellate e confetture.
Se il loro succo è uno dei più pregiati in cucina, la loro buccia viene spesso utilizzata anche in profumeria, dal momento che da essa è possibile estrarre degli oli essenziali molto profumati.
L’assunzione degli agrumi viene quasi sempre consigliata per prevenire o combattere i tipici (e immancabili) malanni di stagione, come il raffreddore e l’influenza, ma questi frutti risultano particolarmente efficaci anche nel contrastare le infezioni del cavo orale (gengiviti e stomatiti, ndr), oltre che l’inappetenza e l’insonnia. Aspetti, forse, poco noti.
La buccia degli agrumi è estremamente ricca di vitamina A, la quale risulta ideale anche per il benessere della pelle, dal momento che contiene una sostanza – il limonene – che protegge dall’azione dei radicali liberi, tra i principali responsabili dell’invecchiamento.
Svolge questo compito insieme ai flavonoidi, degli antiossidanti naturali, e favorisce persino il processo di rinnovamento cellulare grazie all’acido folico contenuto al suo interno.
Non solo. Mangiare un paio di agrumi e utilizzare il limone per condire gli alimenti può soddisfare l’intero fabbisogno giornaliero di vitamina C in una persona adulta (circa 100 mg/al giorno, ndr).
Secondo quanto dimostrato da uno studio effettuato dall’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro nel 2013 e un altro dall’Università della Calabria nel 2015, il succo di bergamotto può rivelarsi un valido alleato nel contrasto al colesterolo cattivo (LDL), riuscendo ad aumentare i livelli di colesterolo buono (HDL) grazie a particolari flavonoidi, capaci di agire come statine vegetali naturali anche su glicemia e trigliceridi.
È stato poi anche rilevato come gli oli essenziali presenti in diversi agrumi aiutino a migliorare il livello di concentrazione, avendo effetti positivi anche sull’umore.
La storia degli agrumi è antichissima e ricca di colpi di scena.
Secondo alcune scuole di pensiero, per esempio, gli unici agrumi che si possono considerare “naturali”, ovvero da sempre esistenti in natura, sono essenzialmente tre: il cedro, il mandarino e il pomelo.
Questi sono i tre agrumi che si possono considerare come “gli originali”, dal momento che tutte le altre varietà sono state create artificialmente dall’accoppiamento di queste tre specie.
Limoni, arance e pompelmi, solo per citare i più noti, sarebbero nati dalla mistione di semi diversi, affermandosi poi nel corso dei secoli come gli agrumi più amati e diffusi (il limone, per esempio, nasce dall’unione di un cedro e di un’arancia amara, con quest’ultima nata a sua volta dall’unione di un mandarino e un pomelo, ndr).
I puristi più estremi considerano addirittura il solo cedro come l’unico agrume originale, proveniente dalle zone dell’India e dell’Estremo Oriente.
Tutti gli agrumi deriverebbero quindi dal Citrus (il cedro, ndr), il quale è nato in India ed è stato poi importato in Indonesia, Malaysia, Nuova Guinea e Filippine, per mezzo di viaggi e scambi commerciali.
In Italia questo frutto è poi giunto per primo a Roma, dove è stato soprannominato “pomo di Persia”.
Le arance sono poi giunte nel Belpaese dal Portogallo, mentre le clementine sono state portate da un monaco magrebino, a dimostrazione di quanto la storia degli agrumi sia imprevedibile e radicata nella cultura di molti popoli diversi.
Oltre ai già citati limone, arancia, pompelmo, cedro, mandarino, clementina e lime, tra gli agrumi più diffusi al giorno d’oggi troviamo anche il mandarancio, lo yuzu e il kumquat, un piccolo frutto di circa tre centimetri che viene coltivato in Italia sul litorale tirrenico, dalla Liguria alla Sicilia, e che popolarmente ci siamo abituati a chiamare “mandarino cinese”.
Avete presente il frutto di cui il simpatico personaggio Eta Beta va ghiotto nei fumetti di Topolino? Ecco, il kumquat è entrato anche nella storia della letteratura e dell’editoria italiana.
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