Cos’è il coperto e quando va pagato? Il coperto al ristorante è legale, ma ci sono dei casi in cui non è così. Ecco quando
Il coperto esiste solo in Italia, tanto che i turisti continuano a stupirsi. Fin dal Medioevo gli osti hanno richiesto agli avventori qualche moneta per usufruire dei loro spazi riparati.
Oggi, tuttavia, nel Bel Paese esercitano operatori internazionali che continuano a non richiedere il coperto, cosicché qualcuno inizi a pensare di mettere paletti, soprattutto a livello locale.
Periodicamente si solleva il polverone delle voci a sorpresa sul conto al ristorante, dal diritto di tappo alla divisione dei toast e al taglio delle torte di compleanno.
Ma nessuno però mette in discussione il coperto, il quale resta un’usanza tutta italiana, per quanto gli stranieri siano avvezzi a mance incluse e cogenti continuino a stupirsi.
Si tratta di una modica cifra di pochi euro attraverso la quale gli esercenti italiani intendono recuperare almeno in parte le spese relative all’apparecchiatura e alla gestione del locale.
Le sue origini sarebbero antichissime, addirittura medievali, se è vero che allora molti avventori usavano consumare nelle locande cibi portati da casa, soprattutto quando il tempo era inclemente, e corrispondevano in questo modo l’equivalente del servizio ricevuto.
Negli anni l’uso di far pagare il coperto ha subito un’evoluzione e oggi rappresenta un costo diverso rispetto a quello relativo al servizio, altra voce – di norma variabile dal 15 al 20% del totale – che origina dalla prassi, quando non esistevano contratti di lavoro, di pagare il personale a percentuale in base alle ordinazioni dei clienti.
Oggigiorno tuttavia qualcuno alza il sopracciglio, specie dal momento che nel paese si sono diffuse catene e locali di matrice straniera, dove del coperto non c’è traccia.
Ma quindi è legale far pagare il coperto? In molti hanno dibattuto sulla legittimità o meno della pratica di far pagare il coperto, prassi assente in molti altri paesi (anche europei) e difficilmente comprensibile dai turisti in visita nelle nostre città.
Anzi, c’è stata nel 2017 anche l’ipotesi dell’emissione di un decreto contro-coperto, poi finita nel nulla. In realtà il coperto non è normativizzato in Italia, e dunque non è esplicitamente vietato.
Pertanto, si ritiene che il ristoratore sia libero di stabilire i prezzi della propria attività, poiché il coperto include anche una serie di servizi non quantificati nel conto, come la professionalità del personale, la qualità del servizio stesso, la pulizia, le peculiarità del locale e così via.
La voce relativa al costo del coperto, tuttavia, deve essere specificatamente indicata nel listino prezzi: la legge italiana (art. 180 TULPS, regio decreto n. 635/1940) impone ai pubblici esercenti di esporre nel locale dell’esercizio, in luogo ben visibile al pubblico, la licenza, l’autorizzazione e la tariffa dei prezzi.
Qualcuno ha provato negli anni a pensionarlo e ha interessato molte realtà locali, in particolare regionali e comunali, che hanno ritenuto doversi dotare di un’apposita disciplina in materia.
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