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Cucina

Coperto al ristorante: è legale oppure no?

Cos’è il coperto e quando va pagato? Il coperto al ristorante è legale, ma ci sono dei casi in cui non è così. Ecco quando

Il coperto esiste solo in Italia, tanto che i turisti continuano a stupirsi. Fin dal Medioevo gli osti hanno richiesto agli avventori qualche moneta per usufruire dei loro spazi riparati.

Oggi, tuttavia, nel Bel Paese esercitano operatori internazionali che continuano a non richiedere il coperto, cosicché qualcuno inizi a pensare di mettere paletti, soprattutto a livello locale.

Il coperto al ristorante è legale o no?

Periodicamente si solleva il polverone delle voci a sorpresa sul conto al ristorante, dal diritto di tappo alla divisione dei toast e al taglio delle torte di compleanno.

Ma nessuno però mette in discussione il coperto, il quale resta un’usanza tutta italiana, per quanto gli stranieri siano avvezzi a mance incluse e cogenti continuino a stupirsi.

Foto | Unsplash @Ibrahim Boran – 15giorni.it

Si tratta di una modica cifra di pochi euro attraverso la quale gli esercenti italiani intendono recuperare almeno in parte le spese relative all’apparecchiatura e alla gestione del locale.

Le sue origini sarebbero antichissime, addirittura medievali, se è vero che allora molti avventori usavano consumare nelle locande cibi portati da casa, soprattutto quando il tempo era inclemente, e corrispondevano in questo modo l’equivalente del servizio ricevuto.

Negli anni l’uso di far pagare il coperto ha subito un’evoluzione e oggi rappresenta un costo diverso rispetto a quello relativo al servizio, altra voce – di norma variabile dal 15 al 20% del totale – che origina dalla prassi, quando non esistevano contratti di lavoro, di pagare il personale a percentuale in base alle ordinazioni dei clienti.

Oggigiorno tuttavia qualcuno alza il sopracciglio, specie dal momento che nel paese si sono diffuse catene e locali di matrice straniera, dove del coperto non c’è traccia.

Ma quindi è legale far pagare il coperto? In molti hanno dibattuto sulla legittimità o meno della pratica di far pagare il coperto, prassi assente in molti altri paesi (anche europei) e difficilmente comprensibile dai turisti in visita nelle nostre città.

Anzi, c’è stata nel 2017 anche l’ipotesi dell’emissione di un decreto contro-coperto, poi finita nel nulla. In realtà il coperto non è normativizzato in Italia, e dunque non è esplicitamente vietato.

Pertanto, si ritiene che il ristoratore sia libero di stabilire i prezzi della propria attività, poiché il coperto include anche una serie di servizi non quantificati nel conto, come la professionalità del personale, la qualità del servizio stesso, la pulizia, le peculiarità del locale e così via.

La voce relativa al costo del coperto, tuttavia, deve essere specificatamente indicata nel listino prezzi: la legge italiana (art. 180 TULPS, regio decreto n. 635/1940) impone ai pubblici esercenti di esporre nel locale dell’esercizio, in luogo ben visibile al pubblico, la licenza, l’autorizzazione e la tariffa dei prezzi.

Qualcuno ha provato negli anni a pensionarlo e ha interessato molte realtà locali, in particolare regionali e comunali, che hanno ritenuto doversi dotare di un’apposita disciplina in materia.

A Roma, un’ordinanza del sindaco datata 1995 vietava di imporre la voce relativa al coperto, mentre consentiva quelle relative al pane e al servizio.
Nella Regione Lazio è poi intervenuta la legge regionale n. 21 del 29 novembre 2006, che all’articolo 16, comma 3 ha precisato che: “Qualora il servizio di somministrazione sia effettuato al tavolo, la tabella o il listino dei prezzi deve essere posto a disposizione dei clienti prima dell’ordinazione e deve indicare l’eventuale componente del servizio con modalità tali da rendere il prezzo chiaramente e facilmente comprensibile al pubblico. È inoltre fatto divieto di applicare costi aggiuntivi per il coperto“.
Sulla scia del Lazio anche in altre regioni è stata avanzata la proposta di abolire il coperto, portata avanti da alcune associazioni e gruppi di esercenti commerciali aderenti all’iniziativa.
Ciononostante, come dimostra proprio la realtà laziale, nonostante il provvedimento sono ancora molti i ristoratori che non rispettano le regole, oppure che inseriscono nel conto voci equivoche.
Sarebbe, dunque, auspicabile una normativa nazionale che rendesse esplicito il divieto di far pagare il coperto, prevedendo sanzioni a carico dei ristoratori irrispettosi; fino ad allora e salvo normative locali sul punto, nulla si potrà obiettare circa la presenza del coperto nel menù, eccetto il caso in siano presenti eventuali illeciti che andranno segnalati alle competenti autorità.
Giulia De Sanctis

Laureata in Comunicazione e Valorizzazione del Patrimonio Artistico Contemporaneo, collaboro attivamente con riviste e testate web del settore culturale, enogastronomico, tempo libero e attualità

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