Il 16 giugno si celebra la Giornata della Parodontite. Secondo quanto riportato dagli esperti della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, che per l’occasione saranno disponibili per dare informazioni e rispondere ai dubbi, in Italia sono 30 milioni le persone ad avere un’infiammazione – più o meno grave – delle gengive. Tuttavia, ad aver ricevuto una corretta diagnosi è solo il 17% del campione, con solo il 3% che si è poi sottoposto ad una terapia appropriata.
“Oggi sono 3,5 milioni gli italiani con parodontite grave, causa principale della perdita dei denti, oltre che causa di un terzo delle protesi fisse e del 40% delle protesi mobili. Solo un paziente su 4 conosce le vere conseguenze della parodontite grave, che può essere scongiurata intercettando precocemente l’infiammazione gengivale. Se una parodontite negli stati più iniziali viene trattata in maniera corretta si riduce la probabilità di perdere denti nell’arco di dieci anni. Se l’odontoiatra non interviene al meglio, il rischio di perdere denti in dieci anni quintuplica”, ha spiegato Nicola Marco Sforza, presidente SIdP.
Al fine di migliorare la situazione attuale, insieme alla Commissione Albo Odontoiatri, la SIdP ha lanciato un progetto per estendere l’applicazione delle Linee Guida Nazionali per la gestione della parodontite. Un progetto esteso a tutti gli odontoiatri proprio in occasione della Giornata nazionale.
“Il progetto ha l’obiettivo di migliorare la qualità e la sicurezza delle cure dedicata al progetto. Requisito essenziale è la diagnosi e quindi l’uso, da parte del dentista, della sonda parodontale durante le visite di controllo. Il primo passo è mettere il paziente in grado di lavarsi bene i denti a casa e vanno corretti, se possibile, i fattori e i comportamenti a rischio, come il diabete o il fumo. Il primo passo della terapia richiede una strumentazione per rimuovere placca e tartaro al di sotto del margine delle gengive, nelle tasche parodontali, se necessario in anestesia locale. Poi si attendono 2-3 mesi per valutare la guarigione dei tessuti. In questo caso si potrà valutare la necessità di una ulteriore terapia di tipo non chirurgico o chirurgico”, ha aggiunto Maurizio Tonetti, coordinatore Commissione SIdP-Cao.
Appare dunque necessario intervenire per risolvere, o per lo meno migliorare, una condizione che interessa migliaia persone, e che può compromettere anche la qualità della vita. “Con un corretto approccio terapeutico sarà possibile ridurre le conseguenze sanitarie e anche economiche della parodontite, che comporta costi elevati sia per le cure che per la riduzione della qualità di vita connessa alla perdita dei denti”, ha infine concluso il presidente della Cao, Raffaele Iandolo.
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